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Il pomello sotto l occhio12/26/2023 The Italian scholar and translator Lorenzo Perrona, including Oodgeroo amongst the most influential Australian intellectuals of the past century, suggests that her work refers to the vast heritage of Aboriginal culture as to something lost, cancelled - something to save as a treasure for the present and for the future. Her simple vocabulary and prosody subtends the intent of the author to imitate the language of childhood, tapping our most sensitive chords. Mudrooroo argues that the apparent naivety of Oodgeroo’s style hides a sophisticated and profound communicative intent. The deliberate rejection of aesthetic concerns, according to Mudrooroo, is intended to produce a sense of alienation. What does matter in her work is the message, while any aesthetic pleasure we derive from her writing is of secondary importance. The Aboriginal writer Mudrooroo, in The Poetemics of Oodgeroo of the Tribe Noonuccal, highlights the fusion of protest (polemics) and language (poetics) as the most innovative aspect of Oodgeroo’s literary contribution. Oodgeroo wrote poems, short stories, essays, and children literature. Oodgeroo’s literary debut, in fact, coincides with the very beginning of the Aboriginal literature, for her poetry collection We Are Going (1964) was the first poetic work ever published by a native author. """Australian Indigenous writer, educator and activist Oodgeroo Noonuccal (1920-1993) struggled all her life to defend her homeland and her people, as well as to disseminate the Aboriginal culture. «Chi vuole?» L'inglese si affacciò alla tromba delle scale. Dall'alto lo raggiunse una voce di donna, roca e con un forte accento dia-lettale. De-cise di bussare, prima adagio poi con forza. Provò ancora, ma inutilmente: chi sa da quanto tempo quel campanello era fuori uso. Premette il pulsante, ma non udì alcun suono. Nessun nome, solo un bianco campanello di porcellana. Si arrestò infine, con un accenno di fiato grosso, davanti alla porta decrepita dell'interno 13. Dopo essersi orientato, l'inglese attraversò un lungo cortile, entrò in un secondo androne e prese a salire una scala angusta che conduceva ai piani superiori. Tanti fiori variopinti spruzzavano di macchie di colore quell'ambiente straordi-nario e lo rendevano profumato e allegro. Non si aspettava di trovare una serie di cortili grandi e piccoli, con molti alberi e giardinetti pensili e terrazze e serre e scale e scalette esterne. Oltrepassato un oscuro androne, fu costretto a fermarsi per la sorpresa. ![]() ![]() Poi, con passo deciso, varcò la soglia del 53/B. Prese dall'auto una borsa di pelle e si soffermò ad osservare una targa che spiccava accanto al portone, scritta in caratteri ne-oclassici: «Studi di pittura e di scultura». Pareva compiaciuto di trovarsi nella lunga e stretta strada tradizionalmente abitata dagli artisti, sulla quale si affacciavano numerose le botteghe degli antiquari, dei fale-gnami e dei corniciai. Dalla Jaguar scese un uomo vestito con sobria eleganza, biondo e con gli occhi azzurri, sui trentacinque-quarant'anni un tipo disinvolto e piuttosto sicuro di sé, dall'aria inconfondibilmente britannica. Era una tarda mattinata di primavera, una classica giornata del marzo romano, quando l'aria frizzante sa di verde anche se non si scorgono né al-beri né giardini. L'auto-una Jaguar un po' vecchiotta-era molto impolverata, come se avesse compiuto un lungo viaggio. Capitolo primo Una berlina targata Gran Bretagna si arrestò davanti a un austero portone di via Margutta, all'altezza dello stabile contrassegnato dal numero 53/B.
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